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A IVL ci occupiamo di futuro: e un futuro equo e sostenibile è l’unico possibile!
Oggi, 8 marzo 2025, si conclude il Progetto PARI, un’esperienza arricchente che abbiamo avuto il privilegio di condividere con tantissime persone.
Qui, a IVL, crediamo che il cambiamento culturale sia un processo collettivo, e che creare un mondo più equo e sostenibile sia una responsabilità condivisa: sappiamo che la strada è lunga, ma abbiamo voglia di percorrerla insieme a voi.
Perché in Italia, il gender pay gap è ufficialmente del 10%, e perché questo dato è solo la punta dell’iceberg.
Quello del gender pay gap è un fenomeno stratificato e complesso, influenzato da molteplici fattori che si intrecciano tra loro, e il cui superamento richiede un impegno concreto e continuo.
Crediamo sia necessario dare voce ai dati e alle storie che li raccontano, parlare di giusta retribuzione e di buona occupazione e, soprattutto, crediamo sia necessario continuare a farlo.
Per questo, L’Otto alla PARI continua: sempre qui, sempre l’otto, sempre alla PARI!
Oggi, abbiamo deciso di commentare insieme il Rendiconto di Genere 2024 dell’INPS.

Il Rendiconto di Genere dell’INPS è uno strumento fondamentale per monitorare le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e nel sistema previdenziale italiano.
Pubblicato annualmente dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, questo documento analizza la condizione delle donne nel mercato del lavoro, nei percorsi di istruzione, nei sistemi retributivi e pensionistici; inoltre, esamina gli strumenti di supporto per il lavoro di cura e le misure per la prevenzione della violenza di genere.
Attraverso un’analisi dettagliata dei dati su occupazione, retribuzione, welfare e pensioni, il report evidenzia come il divario tra uomini e donne persista in diversi ambiti, influenzando la qualità della vita e le opportunità di crescita professionale delle donne.
Questa edizione del 2024 conferma un quadro preoccupante: le donne studiano di più ma lavorano meno, guadagnano meno degli uomini e si fanno carico in misura maggiore del lavoro di cura familiare. Anche nel settore artigiano, storicamente dominato dagli uomini, la disparità è evidente.
Esaminare questi dati è essenziale per individuare soluzioni concrete e promuovere politiche efficaci a favore della parità di genere.
Donne più istruite, ma meno occupate
Le donne in Italia superano gli uomini nei percorsi di istruzione: nel 2023, il 52,6% dei diplomi e il 59,9% delle lauree sono stati conseguiti da studentesse. Tuttavia, il nostro Paese rimane il terzultimo in Europa per numero di laureati.
Nonostante il livello di istruzione più elevato, il mercato del lavoro continua a penalizzare le donne. Il tasso di occupazione femminile si attesta al 52,5%, mentre quello maschile raggiunge il 70,4%. Inoltre, le nuove assunzioni vedono ancora una netta prevalenza degli uomini: solo il 42,3% dei nuovi contratti ha riguardato lavoratrici donne.
Il gender pay gap e la segregazione professionale
Il gender pay gap resta una realtà difficile da scardinare: in media, le donne guadagnano oltre il 20% in meno rispetto agli uomini. In alcuni settori, la forbice si allarga in modo drammatico: nell’immobiliare la differenza salariale tocca il 66,5%, nelle attività finanziarie e assicurative il 32,1%, mentre nelle professioni tecniche e scientifiche la retribuzione femminile è inferiore del 35,1% rispetto a quella maschile.
Le barriere all’avanzamento di carriera restano ben radicate. Le donne dirigenti sono appena il 21,1%, e tra i quadri la quota femminile si ferma al 32,4%. Un soffitto di cristallo che continua a resistere.
Congedi e servizi per la conciliazione vita-lavoro
I dati parlano chiaro: il lavoro di cura è ancora a carico delle donne. Nel 2023, le lavoratrici hanno usufruito di 14,4 milioni di giornate di congedo parentale, mentre gli uomini appena 2,1 milioni.
Il congedo di paternità obbligatorio, seppur in crescita, è stato utilizzato solo dal 64% dei padri. La carenza di servizi per l’infanzia aggrava il problema: solo l’Umbria supera il target UE di 45 posti in asili nido ogni 100 bambini. Il resto del Paese è ancora indietro.
Donne nell’artigianato: numeri e presenza
- Le donne titolari di imprese artigiane sono 257.132, contro 1.094.913 uomini.
- Le collaboratrici nell’artigianato sono 46.188, mentre i collaboratori uomini sono 58.685.
- La maggior parte delle titolari donne si concentra nella fascia 45-54 anni (82.663) e 35-44 anni (54.567), con una scarsa presenza tra le giovani (solo 1.472 titolari donne tra i 20-24 anni, contro 7.391 uomini).
- Le donne nell’artigianato guadagnano mediamente meno rispetto agli uomini, in parte per una maggiore concentrazione in settori meno remunerativi e in parte per una minore accessibilità ai ruoli dirigenziali.
- Il gender pay gap è evidente anche nelle PMI artigiane, dove la leadership femminile è limitata e le retribuzioni restano inferiori rispetto ai colleghi uomini.
Questi dati dimostrano che, anche nel settore artigiano, servono misure concrete per favorire l’accesso delle donne a ruoli di responsabilità e garantire una maggiore equità salariale.
Disparità previdenziali e pensionistiche
Le differenze di genere si riflettono anche nelle pensioni. Le donne percepiscono pensioni inferiori del 21% rispetto agli uomini, con un divario che arriva al 79% nelle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti. Questo è il risultato di una vita lavorativa segnata da retribuzioni più basse e carriere più discontinue.
Non solo: il settore del lavoro domestico è ancora fortemente femminilizzato. Le donne rappresentano l’80% dei lavoratori domestici, e nel comparto sanitario costituiscono il 69,4% del personale. Settori essenziali, ma spesso poco valorizzati.
Una sfida culturale e strutturale
Il Rendiconto di Genere 2024 dimostra che il divario di genere è il risultato di un mix di fattori culturali, economici e sociali. Cosa serve per colmare queste disuguaglianze?
- Politiche di conciliazione efficaci, con una maggiore condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne.
- Maggiore trasparenza salariale e misure contro il gender pay gap.
- Investimenti nei servizi di welfare, dagli asili nido alle misure per la genitorialità.
- Un sistema previdenziale più equo, che riconosca il valore del lavoro di cura e le discontinuità lavorative.
L’uguaglianza di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma un volano per la crescita economica e il benessere collettivo.
Il rapporto dell’INPS ci ricorda che la strada è ancora lunga, ma che il cambiamento è possibile se affrontato con azioni concrete e coordinate.
Sempre qui, sempre l’otto, sempre alla PARI.
Stay tuned!
