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Questo ci spinge, inevitabilmente, a guardare al futuro: un futuro che possiamo collaborare a costruire, insieme, in maniera strategica e sostenibile.
Attenzione! Futuri in corso è qui per questo: per decidere insieme verso quale futuro andare.

Ti è mai capitato, durante una riunione, di avere la sensazione che ognuno stia parlando una lingua diversa, pur condividendo lo stesso obiettivo?
Non si tratta solo di incomprensioni tecniche o mancanza di competenze: spesso sono i codici impliciti, i riferimenti culturali, i toni e persino i silenzi a generare distanza.
C’è chi si aspetta formalità, chi privilegia la spontaneità.
Chi interpreta il silenzio come segno di rispetto, chi lo legge come disinteresse.
Sono differenze sottili, ma significative, capaci di generare frustrazione e allontanare le persone, anche quando lavorano fianco a fianco.
Tra le barriere invisibili che attraversano i luoghi di lavoro, quella generazionale è forse la più trasversale e meno affrontata in modo strategico: perché troppo spesso il tema della valorizzazione delle differenze anagrafiche viene affrontato con toni concilianti o paternalistici.
In realtà, la sfida è più ampia e più ambiziosa: è necessario ripensare il modo in cui generazioni diverse possono collaborare, apprendere l’una dall’altra e costruire insieme nuovi significati.
Il futuro del lavoro non è fatto solo di strumenti digitali: è fatto soprattutto di relazioni e di voci che sanno ascoltarsi davvero. Questo richiede un cambio di prospettiva: non considerare le differenze anagrafiche come ostacoli da gestire, ma come potenziali leve di innovazione.
L’intelligenza relazionale multigenerazionale è una competenza chiave
Per tradurre tutto questo in pratiche quotidiane serve allenamento.
L’intelligenza relazionale multigenerazionale non si improvvisa: si costruisce attraverso l’ascolto, la consapevolezza e la progettazione di spazi in cui sia possibile condividere, comprendere e rimettere in circolo saperi e visioni.
Il rapporto OCSE 2022 lo sottolinea con chiarezza: le pratiche di mentoring bilaterale, in cui persone con background diversi si scambiano reciprocamente il ruolo di guida e apprendista, generano maggiore fiducia, coesione e trasferimento efficace di competenze.
In altre parole, non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di costruire significato insieme.
Da dove cominciare: alcune strategie concrete
Una cultura organizzativa capace di valorizzare l’esperienza può partire da piccoli gesti e strumenti mirati.
Nasce in questo contesto 5G: Riconnessioni in corso, il nostro progetto formativo che intende stimolare la crescita delle persone all’interno delle organizzazioni tramite il confronto su modelli e pratiche che valorizzano le competenze indipendentemente dall’età anagrafica e l’adozione diffusa di modelli organizzativi in grado di assicurare la partecipazione collaborativa di persone di tutte le età.
Il progetto, di cui IVL è capofila, è gratuito e finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito del PR Veneto FSE+ 2021-2027, con la Dgr 110/24.
Investire nell’ascolto dell’esperienza è una scelta strategica
È necessario capire che, senza un lavoro intenzionale sull’ascolto, le organizzazioni rischiano di perdere non solo competenze, ma anche senso di identità e direzione.
Investire in questo ascolto significa guardare avanti, facendo spazio a una cultura del lavoro che riconosce e connette tutte le forme di sapere, a tutte le età.